TERRITORIALITA’: i contribuenti minimi applicano il MOSS come gli altri

L’Agenzia Entrate con RM 75/E/2015,  ha risposto ad un interpello chiarendo il rapporto esistente tra il regime dei “nuovi minimi” ex DL 98/2011 e commercio elettronico diretto, in particolare considerando il regime speciale del MOSS (Mini One Stop Shop).

Il quesito era il seguente: quale regime IVA applicare alle operazioni di commercio elettronico diretto poste in essere da un soggetto che applica il regime dei “nuovi minimi” ex art. 27, co. 1 e 2, DL 98/2011 , tenuto conto del fatto che i suoi committenti sono:

  • soggetti passivi IVA in altri Stati membri;
  • soggetti residenti nel Regno Unito, privi di partita IVA poiché realizzano un  volume d’affari inferiore al limite entro il quale la normativa interna richiede l’identificazione.

Si precisa che per chiarimenti sul regime dei “nuovi minimi” si può fare riferimento alla CM 17/E/2012

Fino al 31/12/2014, l’istante – per tutte le prestazioni (sia nei confronti di privati B2C, sia nei confronti di soggetti passivi B2B, residenti in Italia e all’estero) – ha emesso fatture senza applicazione dell’IVA.

E dal 01/01/2015?

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INTRA UE: nuove regole sulle lavorazioni dal 18/08/2015

La Legge europea 2014 (L.115/2015) ha introdotto nuove regole sulle lavorazioni dal 18/08/2015. Le novità ai fini IVA sono le seguenti:

  • si modifica la disciplina degli scambi intra UE (artt. 38 e 41 DL 331/1993), riguardo le regole sul trasferimento temporaneo di beni sottoposti a lavorazioni o manipolazioni.
  • si modifica la disciplina dei servizi internazionali (art. 9 co. 1 DPR 633/1972) prevedendo l’estensione del regime di non imponibilità a tutti i servizi accessori relativi alle piccole spedizioni di carattere non commerciale e alle spedizioni di valore trascurabile.

LAVORAZIONI 

FINO AL 17/08/2015:

ai sensi della precedente versione dell’art. 38 co.5 lett. a) DL 331/93, non costituiva operazione assimilata all’acquisto intra UE l’introduzione nel territorio dello Stato di beni oggetto di perizia, lavorazione o manipolazioni usuali se, successivamente all’esecuzione della prestazione di servizi, i beni erano rispediti al committente nello Stato di provenienza ovvero per suo conto in un altro Stato della UE ovvero al di fuori del territorio della UE.

DAL 18/08/2015:

  • non sono acquisti intra UE le introduzioni in Italia di beni provenienti da altro Stato UE, poste in essere da un soggetto passivo IVA in detto Stato UE solo se il bene, a termine lavori, sia rispedito al soggetto passivo nello Stato UE a partire dal quale era stato inizialmente spedito o trasportato;
  • sono invece acquisti intra UE negli altri casi
  • simmetricamente, non sono cessioni intra UE i trasferimenti di beni dall’Italia ad altro Stato UE, poste in essere da soggetto passivo IVA IT solo se i beni siano successivamente trasportati o spediti al committente soggetto passivo IT, nel territorio dello Stato.
  • sono invece cessioni intra UE negli altri casi , cioè quando il soggetto passivo IT invia beni in lavorazione in altro Stato UE, senza che gli stessi facciano rientro in Italia (vanno in altro Stato UE o Extra UE): in tal caso non potrà beneficiare del regime IVA sospensivo e dovrà considerare l’operazione un trasferimento di beni a se stesso, e quindi identificarsi a fini IVA nell’altro Stato UE di destinazione, con applicazione del regime di non imponibilità IVA. Tali operazioni concorreranno ai fini dell’assunzione della qualifica di esportatore abituale e per la maturazione del plafond.

Nuovo regime IVA delle cessioni di beni lavorati esclusi dal regime sospensivo

L’art. 13 L. 115/2015 (Legge europea 2014) ha riformulato la disciplina IVA dei trasferimenti intra UE di beni per lavorazioni, senza pronunciarsi sul regime IVA applicabile alle cessioni di beni risultanti dalla lavorazione. A tal fine, si vedano le indicazioni fornite dalla Corte di giustizia UE (causa C-446/13 del 2/10/2014):

  • tali cessioni si considerano effettuate nel Paese UE in cui i beni sono stati lavorati, a meno che questi ultimi siano stati inviati nel Paese di origine prima di essere trasportati/spediti nel Paese di destinazione.
  • la cessione di beni trasportati/spediti in altro Paese UE per essere lavorati, per conto del cedente italiano, prima di essere consegnati al cliente identificato ai fini IVA nello stesso Paese membro non ha natura intra UE. La cessione non può, infatti, considerarsi effettuata in Italia, beneficiando del regime di non imponibilità ex art. 41, co.1, lett. a), DL 331/1993, se il contratto di compravendita ha per oggetto i beni risultanti dalla lavorazione, che siano “fisicamente” presenti nel Paese membro del terzista al momento iniziale del trasporto o spedizione a destinazione del cessionario.

Sotto il profilo territoriale, questa conclusione trova conferma nell’art. 32 Direttiva n. 2006/112/CE, in base al quale le cessioni di beni con trasporto/spedizione si considerano territorialmente rilevanti nel luogo in cui il bene si trova nel momento iniziale del trasporto/spedizione a destinazione del cessionario.

Dal punto di vista del cedente IT, l’applicazione del regime di non imponibilità ex art. 41, co.1, lett. a), DL 331/1993 presuppone che i beni lavorati siano trasportati/spediti al cessionario UE a partire dall’Italia, quindi se le lavorazioni sono:

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INTRA UE: novità scambi intra UE

La legge europea 2014 (L. 115/2015) limita il regime di non imponibilità IVA sui trasferimenti intra UE di beni per perizie, lavorazioni o manipolazioni usuali

Cosa cambia in materia di IVA dal 18/08/2015:

1) SCAMBI INTRA UE (artt. 38 e 41 DL 331/93)

Sono state modificate le previsioni relative al trasferimento, da IT a UE e viceversa da UE a IT, di beni introdotti per perizie, lavorazioni o manipolazioni usuali, al fine di rendere l’ordinamento interno conforme all’art. 17 par. 2, lett. f) Direttiva 2006/112/CE.

  • Ex nuovo art. 38, co.5, lett. a) DL 331/93 sono escluse dalla disciplina degli scambi intra UE le introduzioni in Italia di beni provenienti da altro Stato UE, poste in essere da soggetto passivo IVA dell’altro Stato UE solo se il bene, al termine della perizia o dei lavori, sia rispedito al soggetto passivo dello Stato UE a partire dal quale era stato inizialmente spedito o trasportato.
  • Ex nuovo art. 41, co.3 DL 331/93 sono escluse dalla disciplina degli scambi intra UE, i trasferimenti di beni dall’Italia ad altro Stato UE poste in essere da soggetto passivo IVA IT solo se i beni sono successivamente trasportati o spediti al committente soggetto passivo d’imposta IT, nel territorio dello Stato.

Situazione precedente (fino al 18/08/2015):

  • ex vecchio art. 38 co. 5 lett. a) DL 331/93, non costituiva operazione assimilata ad acquisto intra UE (soggetta a IVA in Italia) l’introduzione nel territorio dello Stato di beni per perizia, lavorazioni o manipolazioni usuali se, successivamente all’esecuzione della prestazione di servizi, i beni erano rispediti al committente nello Stato UE di provenienza ovvero per suo conto in un altro Stato UE ovvero fuori del territorio UE; veniva riconosciuto il regime sospensivo anche ai beni che, dopo la lavorazione in Italia, erano inviati in uno Stato membro diverso da quello da cui i beni erano stati originariamente spediti.
  • Analogamente, ex vecchio art. 41, co. 3 DL 331/93 non costituiva operazione assimilata a cessione intra UE, non imponibile IVA, l’invio di beni per perizia, lavorazioni o manipolazioni usuali in altro Stato UE.

Incompatibilità della situazione precedente: confermata dalla Corte di Giustizia UE (v. sentenza Dresser-Rand, cause riunite C-606/12 e C-607/12 del 6/3/2014), che ha stabilito che l’art. 17, par. 2, lett. f) direttiva 2006/112/CE, in materia di scambi Intra UE, deve essere interpretato nel senso che consente di non qualificare come cessione intra UE il trasferimento di un bene in un altro Stato UE solo se tale bene rimanga temporaneamente in questo Stato membro e sia destinato ad essere rispedito, in un momento successivo, nello Stato UE di origine, questo al fine di escludere dal regime delle cessioni intra UE le sole movimentazioni di beni effettuate non ai fini del consumo finale del bene in tale Stato UE, bensì in vista dell’esecuzione di un’operazione di trasformazione del bene stesso, seguita dalla sua rispedizione nello Stato UE di origine.

Per  tale motivo era stato aperto un pre-procedura di infrazione contro l’Italia, ora chiuso.

Conseguenze operative della novità dal 18/08/2015

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INTRASTAT: intra servizi semplificati

Il 27/07 scade il termine per gli INTRASTAT del 2° trimestre: un ripasso delle semplificazioni al modello intra servizi

Con la determinazione Agenzia Dogane n. 18978 del 19/02/2015, in seguito all’art. 23 DLgs. 175/2014 (“semplificazioni”) è stato ridotto il contenuto informativo per gli INTRASTAT servizi: le novità si applicano ai modelli con periodo di riferimento (mese o trimestre) decorrente dal 1° gennaio 2015.

Le semplificazioni sono le seguenti per gli INTRA-1 quater (servizi resi) e INTRA-2 quater (servizi ricevuti):

  • sono informazioni obbligatorie:
    • numero di identificazione IVA della controparte, comprensivo del codice ISO dello Stato di riferimento;
    • ammontare delle operazioni;
    • codice identificativo del tipo di servizio reso o ricevuto;
    • Stato in cui è effettuato il pagamento del servizio;
  • gli altri campi (numero e data della fattura, modalità di erogazione del servizio e modalità di incasso dei corrispettivi) sono facoltativi: l’Agenzia Dogane non ha approvato modelli semplificati, ha solo modificato le istruzioni alla compilazione degli stessi.

Altre novità in materia di modelli INTRASTAT ex art. 25 DLgs. 175/2014, sono le seguenti:

  • dati statistici: le sanzioni per l’omessa o inesatta comunicazione dei dati statistici (col. da 1 a 4 mod. INTRA-1 bis, e da 1 a 5 mod. INTRA-2 bis) si applicano solo alle imprese soggette alle rilevazioni ISTAT di cui al Programma Statistico Nazionale (PSN), quindi alle imprese che hanno effettuato, nel periodo di riferimento, spedizioni o arrivi pari o superiori a € 750.000.